L’incontro

Nella misura in cui s’illumina la nostra identità, noi percepiamo il nostro simile sotto un’altra luce.

Rolando Mario Toro Araneda

Viviamo tempi difficili, nei quali l’incontro con l’Altro, il contatto fisico, l’abbraccio sono stati rappresentati come un  pericolo, un atteggiamento incauto da evitare accuratamente, nel nome della salute e della prevenzione. Per fortuna, in barba a tutti i metodi usati per terrorizzarci e, nonostante tutti i danni derivati dalla distanza imposta come una dovere inviolabile e il contatto concesso solo attraverso l’uso di strumenti di protezione intrusivi, siamo riusciti a tornare a guardarci con simpatia, a chiacchierare su una panchina, a ridere insieme.

Dobbiamo ricordare che l’essere umano è un essere sociale che per vivere in salute ha bisogno di un caloroso e sincero contatto umano e per questo ha necessità di vivere in comunità, di entrare fisicamente in contatto con l’Altro, accarezzarlo, baciarlo, stringergli la mano considerandolo un simile, un fratello, senza vederlo costantemente solo come un nemico.

Noi tutti abbiamo bisogno di luoghi e di spazi in cui relazioni sane e nutrienti, affettive e soddisfacenti, possano nascere semplicemente, senza paura e limiti. Non vogliamo neppure pensare come sarebbe un futuro in cui  la separazione sociale fosse considerata un toccasana per la razza umana,  inevitabilmente ridotta ad un’insieme di individui separati e spauriti, alla mercè di quel futuro distopico che con orrore oggi osserviamo nei film di fantascienza.

Da quando siamo finalmente tornati a svolgere le sessioni di Biodanza in presenza, possiamo godere di quel luogo privilegiato in cui l’incontro con l’Altro è facilitato dalle vivence, che passo dopo passo, incoraggiano una progressiva vicinanza affettiva e fisica. Le prime proposte di incontro, nella loro brevissima durata, offrono grande intensità e coinvolgimento emotivo, con gradualità partono dallo sguardo, arrivano alle mani, per poi, senza forzature, condurci gentilmente all’abbraccio, nel quale possiamo finalmente sentirci  accolti  così come siamo, portatori della nostra semplice e naturale umanità.

In considerazione dell’alto valore del contatto sociale[1] in  Biodanza usiamo un con-tatto sensibile che rigenera il corpo e la psiche, cura l’anima, ridona quel normale contenimento affettivo di cui abbiamo bisogno dal primo all’ultimo istante della nostra vita. E’ palese che non prevede l’uso dei  pugni o dei gomiti e di tutti i gesti che trasmettono un messaggio svalutante e di implicito rifiuto: “ti tocco perché in questa circostanza non posso farne a meno, ma ti tengo comunque a distanza perché sei un pericolo”

In un mondo dove accogliere e accettare realmente l’Altro con affetto, compassione, empatia e complicità, sembra sempre più difficile, dove la parola inclusione spesso non è seguita dai fatti e la solidarietà relegata al versamento di qualche euro che ci promette di ripulirci la coscienza di fronte alle iniquità intorno a noi, ecco che l’incontro in Biodanza si trasforma in un momento magico di enorme importanza,

Il contatto fisico è un elemento essenziale della nostra esperienza umana e come emerso dalle ricerche[2]  ci  permette di comunicare a livello non verbale affetto e rassicurazione nei momenti di difficoltà.

Prenderci cura dell’altro, parte da chi abbiamo più vicino e il contatto gioioso e gratificante sperimentato nella sessione di Biodanza ci aiuta a introdurlo con più frequenza e spontaneità nella quotidianità delle nostre relazioni.  Inoltre, la rete sociale del gruppo ci fa sentire meno soli, ci permette di superare la diffidenza e recuperare fiducia.

La Biodanza considera l’incontro un “atto rieducativo alla normale vita sociale”, un atto indispensabile perché il contatto tra gli esseri viventi possiede un elevatissima componente terapeutica, evidenziato da decenni da numerosissime ricerche cliniche[3] in campo psicologico e fisiologico.

Il contatto ci permette di gestire in modo efficace gli effetti negativi dello Stress, di rinforzare il Sistema Immunitario e  incide positivamente a 360 gradi sul nostro benessere psico-fisico.

Rolando Toro, il creatore della Biodanza,  considerava l’incontro un atto poetico: è accettare l’Altro esattamente così com’è senza volerlo cambiare e, contemporaneamente, è sentirci accettati, per chi siamo, con tutti i nostri pregi e difetti, semplicemente perché siamo esseri umani.


[1] Tocco sociale e sviluppo umano, Carissa J. Cascio, Davide Moore, Francis Mc Glone, 2019, APA psycNet. Testo completo ScienceDirect

[2] Interessanti a tale proposito le ricerche :Un modello concettuale di Comfort Touch intenzionale”, Connor Anna.e Howett Maeve, 2009, Sage Journals . “Tocco terapeutico: una pratica infermieristica”, Maria Fenton, 2003, NIH National Library of Medicine.

 “Il linguaggio energetico del tocco terapeutico. Uno strumento olistico per gli infermieri”, Shirley Spear Begley, 2002, NIH National Library of Medicine.

[3] Tra le numerose ricerche  sui benefici del contatto che puoi facilmente trovare in rete di Renè Arpad Spitz, Raf Carballo, John Bolby, Henry Harlow, vogliamo segnalare la conclusione di uno studio pubblicato dal PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the UnitedStates of America) nel 2018, riguardo gli effetti benefici del tenersi per mano. a cura di Pavel Goldstein, ricercatore di scienze cognitiv, dell’Università di Boulder, Colorado, di IritWeissman-Fogel e Simone Shamay-Tsoory dell’Università di Haïfa, e di Guillaume Dumas dell’Istituto Pasteur di Parigi.

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