Perché non puoi fare a meno di un abbraccio?

“L’emozione dell’abbraccio ha una qualità insostituibile. E’ la vicinanza con l’altro nell’atto reciproco di dare e ricevere affetto, di sostenerlo in tutta la sua “umanità”, di assumerlo spiritualmente e fisicamente. L’abbraccio ha una sfumatura religiosa più che sessuale. Allude alla fraternità, alla comunione generosa, come dire, ha la sua origine nella coscienza di appartenere ad una “Fratellanza Universale”. L’abbraccio è il mezzo supremo per percepire l’altro non solo come il prossimo, ma anche come il simile. Attraverso un abbraccio è possibile giungere alla trance di fusione di due identità in un’identità maggiore.”

Rolando Mario Toro Araneda

Il contatto è componete essenziale della vita e per la vita di ogni essere vivente.

Con il contatto e le carezze i genitori attivano le funzioni dei corpi dei loro cuccioli, attraverso il contatto e le carezze trasmettono a loro i messaggi più importanti connessi alla catena della vita. Sarebbe impensabile vivere senza il contatto e senza le carezze. Studi approfonditi fin dal secolo passato hanno dimostrato che senza carezze i bambini non sviluppano le loro capacità intellettive e cognitive e talvolta non sopravvivono. Da sempre il contatto è stato utilizzato dalle persone come forma amichevole di saluto. Lo stringersi la mano diffuso ovunque ma soprattutto in occidente, è nato, ad esempio, dalla necessità di mostrare all’altro di non nascondere alcuna arma nella mano destra e di essere quindi ben intenzionati ad instaurare una relazione pacifica. In alcune culture è usanza salutarsi strofinando reciprocamente i nasi, in altre appoggiando le fronti una contro l’altra mentre ci si guarda negli occhi, gestualità quest’ultima comune anche ad alcune specie di felini.

In alcune zone del mondo c’è l’usanza di salutarsi prendendo entrambe le mani dell’altro tra le proprie, accompagnando il gesto con un leggero inchino. Ovunque nel mondo poi è uso tra parenti e amici stretti, salutarsi con baci ed abbracci, magari accompagnati da energiche pacche sulle spalle, abitudine questa diffusa anche tra i sostenitori sportivi in caso di successo della propria squadra. Tra i più giovani e gli sportivi praticanti è abitudine salutarsi con il classico “give me five”, “dammi il cinque”, facendo battere, con un caratteristico schiocco, il palmo della mano destra con quello della mano destra dell’amico o del compagno di squadra. Toccarsi è dunque una indispensabile bisogno delle persone per legittimare un incontro, un cerimoniale indispensabile per dire all’altro “io sono qui con te”.

Per questo motivo, tutti i tentativi di stigmatizzare questi specifici messaggi di saluto sono destinati a fallire. Non esiste relazione amichevole con l’altro senza una qualche forma contatto. Il contatto è una esigenza istintuale che non può essere repressa nemmeno per legge.

Con l’abbraccio, forma più elevata e sublime di contatto, si simboleggia l’accoglienza, l’accettazione, la comprensione del simile, simile anche se così diverso per lingua, nazionalità, usi e costumi. Ma l’abbraccio e la carezza sono anche gli strumenti principe per consolare una persona afflitta da un dispiacere, da un lutto, da una disavventura. Con l’abbraccio e le carezze un genitore tranquillizza un bimbo che si sveglia piangendo dopo un brutto sogno, con un abbraccio e una carezza si consola un caro amico da una cocente delusione. Con gli abbracci e le carezze si testimonia tangibilmente l’affetto, la passione, la cura, la presenza e l’amore al proprio partner. Per vivere una vita sana, si può rinunciare a tante cose superflue, ma al contatto e alla carezza è impossibile rinunciare.

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Biodanza. La Danza della Vita. Esperienze e riflessioni personali edito da Edizioni Verdechiaro

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