Quando i pensieri dirottano la tua energia?

Ti capita di non riuscire a fare ciò che vuoi?  Di sentirti bloccato in un circolo infinito di pensieri?

Il tuo viaggio si interrompe e la tua energia viene dirottata verso altri nebulosi obiettivi. Talvolta, ti perdi nel passato, rimpiangi le scelte fatte, sperimenti sensi di colpa, rancori verso persone lontane;
oppure fluisci nel futuro, attraverso sogni senza oggettiva volontà di realizzazione.


Come mai succede? E a cosa ti serve?

Non rispondere frettolosamente.

Ti propongo di provare a fare un po’ di luce …

FARE CHIAREZZA

Per prima cosa sei certo di sapere esattamente che cosa vuoi realizzare, ottenere, raggiungere?

Forse vale la pena impegnare un po’ di tempo per verificarlo.

Prendi carta e penna, crea attorno a te un ambiente piacevole. Puoi accendere una candela, o diffondere un olio essenziale rilassante, se ti va anche un po’ di musica. Scegli un momento tranquillo in cui nessuno possa disturbarti. Ricordati. Prima di iniziare immagina di chiudere in un cassetto il tuo critico interiore. In questo momento non pensare ai limiti che potresti incontrare. Fai qualche respiro profondo, e quando ti senti sufficientemente rilassato, lasciati andare e scrivi di getto.

Lascia emergere ciò che davvero hai nel cuore.

Se sei riuscito ad entrare in connessione con il cuore, le risposte possono sorprenderti perché mentre le immagini si compongono nella mente, percepisci dentro di te un senso di gioia, di leggerezza.

É proprio nel momento in cui facciamo chiarezza che viene spontaneo provare a scoprire a cosa serve quel dirottamento di energia.

Quali vantaggi si celano nel dirottamento?
Da cosa protegge? Che cosa impedisce?

Personalmente ho scoperto che mi permette di rimandare. Sembra un controsenso. Come mai se voglio raggiungere qualcosa nello stesso tempo cerco di rimandare le azioni necessarie? É un controsenso se non individui ciò che guida il dirottamento, ciò che si posiziona fra ciò che vuoi e le azioni e le risorse necessarie per raggiungerlo.

Nel bel mezzo della strada da percorrere c’è qualcosa che ha una forza enorme e declinazioni differenti.

Qual è l’ostacolo più potente fra dove sei e dove vuoi arrivare?

La paura

La paura ti informa che durante il viaggio devi mettere in conto dei rischi: il rischio di scegliere fra diverse alternative e di conseguenza sbagliare o, peggio, fallire; di rompere gli equilibri finanziari, economici che faticosamente hai raggiunto; di perdere gli affetti; di dover cambiare le abitudini che ti sono tanto care; di vedere sgretolarsi le verità su cui hai basato il tuo progetto o la tua vita. La paura ti costringe ad entrare nel caos, ad affrontare il dubbio. É così precisa nelle sue descrizioni, così abile nei particolari, che ti induce ad immaginare scenari spaventosi, capaci di produrre respiro corto, mani sudate e gambe mollicce. Intendiamoci lo scopo è nobile: cerca di impedirti di procedere per proteggerti.

Occorre quindi non rimandare il confronto. Non continuare a negarla. É il momento di accoglierla, ascoltarla e dialogare con lei per trovare quel giusto equilibrio, che le permetta di proteggerti senza soffocarti, di accompagnarti senza precederti.

Un po’ di tempo fa ho letto in un articolo un curioso suggerimento: immagina di invitare la paura a prendere un tè. L’ho sperimentato nei miei gruppi1e ha dato origine ad una serie di esperienze stimolanti. É un’idea interessante purché si adotti un atteggiamento giocoso e si cominci con una paura piccola, facilmente gestibile.

Scoprirai che individuato l’ostacolo, consapevolizzato il suo valore, sarà più facile per te percepire il momento in cui il dirottamento si manifesta, sarà naturale fermarti e procedere con piccole deviazioni, non per evitarlo ma per accoglierlo.

Un tesoro nascosto ti aspetta!

1Nel mio laboratorio di scrittura ri-creativa ogni partecipante è stato invitato a scrivere un racconto, con leggerezza, con il senso del gioco, prendendo come spunto una sua paura piccolissima. La paura che ha scelto è diventata uno dei personaggi principali per i quali ha dovuto inventare una fisionomia, scegliere l’abbigliamento, la voce, i particolari fisici. Nel racconto ciascuno ha individuato il modo in cui invitarla e predisposto il luogo fisico dove bere insieme un buon tè. Al termine, ciascuno ha potuto liberamente condividere la sua storia. E nessuno ci ha rinunciato. L’incontro narrato ha portato a risultati interessanti. Il dialogo è stato intenso e spesso chiarificatore. La paura immaginata, e conosciuta, attraverso il personaggio è diventata meno spaventosa. Il racconto si è rivelato una modalità positiva per incontrarla, accoglierla ed immaginare un terreno comune in cui agire collaborando al risultato desiderato. Il racconto è stato un primo approccio ed è chiaro che da solo non basta a integrarla nel proprio vissuto; tuttavia, è la scintilla da cui, di volta in volta, potrà prendere spunto l’azione congiunta.

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